Legge sugli ecoreati
La legge sugli ecoreati, attesa da 21 anni, comincia a dare i suoi frutti
L'applicazione e gli effetti della nuova norma contro gli ecocriminali, l'azione di vigilanza e le fasi processuali al centro del dibattito organizzato da Legambiente a Brindisi
In Puglia dall’entrata in vigore della legge riscontrato il maggior numero di sequestri, pari a 28, a fronte dei 62 ecoreati accertati e delle 79 denunce effettuate
Dall'entrata in vigore della legge n. 68 del 29 maggio 2015, che ha introdotto nel nostro Codice penale il Titolo VI-bis dedicato ai delitti ambientali, e fino al 31 gennaio 2016, sono 947 i reati ambientali accertati, tra delitti e reati contravvenzionali, 1.185 le persone denunciate e 229 i beni sequestrati per un valore complessivo di quasi 24 milioni di euro. Contestato in 118 casi il nuovo delitto di inquinamento e per 30 volte il disastro ambientale. Nella sola Puglia, dall’entrata in vigore della legge, sono stati accertati 62 ecoreati, che hanno portato a 79 denunce e 28 sequestri.
Dei risultati ottenuti con la legge sugli ecoreati e dei prossimi provvedimenti da approvare nella seconda parte della legislatura, se ne parla oggi a Brindisi nel corso del convegno di approfondimento sulla nuova normativa promosso da Legambiente e moderato da Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, cui hanno partecipato Stefano Ciafani, direttore generale dell’associazione, Ennio Cillo, sostituto procuratore generale Corte d’appello di Lecce, Stefano Palmisano, Avvocato penalista esperto di ambiente e salute, Vito Felice Uricchio, direttore CNR-IRSA Bari “Tecnologie innovative per il contrasto ai traffici illeciti di rifiuti” e Stefano Latini, componente del Centro Azione Giuridica Legambiente.
“La legge sugli ecoreati ha portato nuovi strumenti a chi combatte l'illegalità ambientale e comincia a dare i suoi frutti" - è il commento di Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia - Sono i numeri a dirlo: reati contestati, beni sequestrati e persone denunciate dimostrano che con l'entrata in vigore della legge si è determinato l'avvio di una nuova stagione per il contrasto delle ecomafie e della criminalità ambientale. Questo avviene grazie all'istituzione di nuovi delitti specifici da contestare, come l'inquinamento e il disastro ambientale, mentre fino a ieri magistrati e forze dell'ordine dovevano ricorrere ad articoli previsti per tutt'altro a partire dal getto pericoloso di cose. Sono fondamentali anche il raddoppio dei tempi di prescrizione, la responsabilità penale delle imprese, le tecniche investigative più efficaci come le intercettazioni e limiti di pena adeguati”.
"I risultati dei primi 8 mesi di applicazione della nuova legge sugli ecoreati, fortemente voluta dalla nostra associazione, stanno dimostrando tutta l'efficacia del nuovo sistema sanzionatorio - afferma Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente - Per rendere ancora più efficace il contrasto agli ecocriminali è ora fondamentale attivare una grande opera di formazione per tutti gli attori della repressione dei reati ambientali, a partire dai magistrati e dalle forze dell'ordine, procedere rapidamente alla costituzione di una grande polizia ambientale partendo dalle migliori esperienze maturate dall'Arma dei carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato, e approvare una norma per snellire le procedure per abbattere le costruzioni abusive”.
La legge sugli ecoreati ha fornito un valido strumento operativo alle forze dell'ordine e all'autorità giudiziaria per poter fermare gli eco criminali. Le novità importanti di questa legge sono diverse. I cinque nuovi ecoreati del codice penale sono: inquinamento, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento del controllo e omessa bonifica. Le pene sono molto importanti: si va dalla reclusione da 2 a 6 anni per il delitto di inquinamento a quella da 5 a 15 anni per chi commette un disastro ambientale. I tempi di prescrizione raddoppiano, è prevista una lunga serie di aggravanti, tra cui quelle per lesione, morte, ecomafia e corruzione, e si possono eseguire le confische dei beni (anche per equivalente) in caso di condanna. La legge prevede anche sconti di pena per chi si adopera a bonificare in tempi certi (questo accelererà inevitabilmente il processo di risanamento in Italia) e un sistema di estinzione amministrativa dei reati minori se vengono rispettate in tempi certi le prescrizioni dettate dagli organi di controllo come l’Arpa. Sono previste anche sanzioni severe come la responsabilità giuridica delle imprese. Si tratta di nuovi delitti che non sostituiscono o abrogano le leggi precedenti (continuano a esistere i reati contravvenzionali), così come il nuovo disastro ambientale si aggiunge al vecchio disastro innominato (art. 434 del codice penale), utilizzato dai magistrati prima dell’approvazione della legge sugli ecoreati.
Legambiente ha raccolto i dati relativi all'applicazione delle legge 68 nel periodo che va dal 29 maggio 2015 (giorno di entrata in vigore della norma) al 31 gennaio 2016. A fronte di 4.718 controlli effettuati, sono stati contestati 947 reati penali e violazioni amministrative, con 1.185 persone denunciate e il sequestro di 229 beni per un valore complessivo di quasi 24 milioni di euro. Le prescrizioni (previste per i reati minori che non hanno arrecato danno o pericolo di danno all'ambiente, con un meccanismo di estinzione della pena, che prevede la messa in regola dell'attività in tempi prestabiliti e il successivo pagamento delle sanzioni) hanno riguardato ben 774 reati contravvenzionali con la denuncia di 948 persone e 177 sequestri per un valore di 13,2 milioni di euro.
Particolarmente significativo, vista la complessità delle indagini e la brevità del periodo considerato, è il dato relativo ai casi di applicazione del delitto di inquinamento ambientale (art. 452 bis), che sono stati ben 118, con la denuncia di 156 persone e 50 sequestri, per un valore di oltre 10,6 milioni di euro. Da sottolineare anche le 30 contestazioni di disastro ambientale (art. 452 quater), con la denuncia di 45 soggetti, gli 11 casi di impedimento al controllo (art. 452 septies), i 12 casi di delitti colposi (art. 452 quinques) e le 2 ipotesi di delitto di morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale (art. 452 ter).
Si tratta di una riforma che è il frutto di un percorso tortuoso, lungo e faticoso, che ha visto Legambiente in prima linea sin dall’inizio di questa avventura iniziata nel 1994, dimostrando l’enorme importanza che la società civile può assumere per imporre l’interesse collettivo al centro dell’azione politica, al di là dei singoli schieramenti partitici. Nell’occasione è stato presentato il libro “Ecogiustizia è fatta - Storia di una lunga marcia contro l’ecomafia in nome del popolo inquinato”, a cura di Enrico Fontana, Stefano Ciafani e Peppe Ruggiero, con la prefazione di Roberto Saviano, che descrive in 128 pagine i 21 anni di lavoro di Legambiente per far approvare la legge dal Parlamento italiano.
Ufficio stampa Legambiente Puglia
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