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Ruspe in azione nelle marine leccesi

abusivismo edilizio

Legambiente: «Bene la nuova stagione di abbattimenti.

Invitiamo gli altri Comuni a seguire l’esempio di Lecce. Il miglior deterrente al nuovo abusivismo edilizio è il ripristino della legalità»

 

«Plaudiamo con soddisfazione alla nuova stagione di abbattimenti di immobili abusivi inaugurata dal Comune di Lecce. La demolizione degli immobili fuorilegge è il miglior deterrente al nuovo abusivismo. Combattere questa piaga significa, oltre che ristabilire la legge, anche rispristinare il paesaggio violato, patrimonio unico e inimitabile». È il commento del presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini, alla demolizione di una struttura a Torre Chianca, alla foce del fiume Idume, in zona Parco regionale Bosco e paludi di Rauccio: l’intervento di ieri è il primo dei quattro previsti nella stessa area (Torre Chianca, Torre Rinalda e Frigole). «Purtroppo – sottolinea Tarantini – sono ancora pochi i Comuni che si attivano per disporre gli abbattimenti, quasi sempre frutto della sola iniziativa delle Procure».

Secondo l’ultimo Rapporto Ecomafia di Legambiente (2017), nella classifica del ciclo illegale del cemento la Puglia occupa tristemente il secondo posto con 445 infrazioni accertate, il 10,1% sul totale nazionale, 597 persone denunciate e 216 sequestri effettuati. La costa continua ad essere la vittima preferita dell’abusivismo: tra villette, strutture turistiche e ricettive, campeggi, resort e piscine, nel 2017 si contano oltre 700 manufatti per chilometro quadrato, record italiano insieme con la Sicilia. Tutto ciò nonostante dal 2012 la Regione abbia approvato la legge n° 15 “Norme in materia di funzioni regionali di prevenzione e repressione dell’abusivismo edilizio”, che prevede il monitoraggio e il finanziamento per le demolizioni.

In particolare, secondo il Dossier Vista Mare di Legambiente 2017, su un totale di 810 chilometri, dal Comune di Marina di Ginosa al Comune di Marina di Chieuti, ben 454 (il 56%) sono stati urbanizzati e dunque trasformati da interventi antropici legali e abusivi. Negli ultimi ventiquattro anni la Puglia ha visto scomparire 50 chilometri di aree agricole lungo la costa a favore di seconde case, strutture ricettive, turistiche e ville di lusso.