Mare Adriatico, Legambiente chiede al ministro Teresa Bellanova di istituire una zona di restrizione alla pesca nel Canale di Otranto
La pesca a strascico sta danneggiando gravemente la biodiversità dei fondali con una perdita progressiva delle specie: negli ultimi 50 anni grandi predatori come squali e razze sono diminuiti del 94%; nel 2014 circa 52.000 tartarughe sono state catturate accidentalmente da pescherecci italiani di cui 10.000 sono morte
La petizione su Change.org per fermare lo sfruttamento dell’Adriatico
Salvaguardare gli ecosistemi marini e gli habitat ittici essenziali dalla pesca intensiva, che impoverisce il mare danneggiando fortemente la biodiversità dei fondali. È l’obiettivo di "Protecting Mediterranean vulnerable marine ecosystems and essential fish habitats", progetto che punta a istituire zone di restrizione alla pesca (Fishery Restricted Areas - FRA) per ripopolare il Mediterraneo, proteggendo le aree più vulnerabili per gli stock ittici e messe a rischio dalla pesca intensiva, come quelle presenti nel Canale di Otranto. Coordinato da MedReAct e in sinergia con Legambiente, Fundaciò ENT e l’Università di Stanford, il progetto persegue azioni di tutela avviate dall’Adriatic Recovery Project che ha promosso nel 2017 l'istituzione della FRA della Fossa di Pomo.
Per fermare lo sfruttamento del nostro mare è stata lanciata una petizione rivolta alla ministra Teresa Bellanova in cui si legge che «l’impatto esercitato dalla pesca intensiva è tanto grave quanto quello del disboscamento della foresta sulla terraferma. I metodi di pesca aggressivi come lo strascico di fondo stanno avendo effetti disastrosi per l’ambiente». La petizione sollecita il ministro delle Politiche Agroalimentari, Forestali e del Turismo a istituire quanto prima un’area di ripopolamento marino nel Canale di Otranto, per favorire un recupero degli habitat e degli stock ittici sovra sfruttati.
Nel Canale di Otranto si trovano specie fortemente sfruttate come il gambero rosso, il gambero rosa, il nasello e il gattuccio boccanera, ma anche rari ecosistemi vulnerabili come i coralli bianchi e il corallo bamboo. Da qui la proposta di istituire una FRA, presentata nel 2018 alla Commissione Generale per la Pesca del Mediterraneo da MedReAct e dall’Adriatic recovery Project. L’iter di definizione della proposta ha coinvolto le marinerie pugliesi interessate, in un confronto volto a promuovere le misure di conservazione e a ridurre l’impatto socio–economico delle attività di pesca.
Istituire una FRA nel Canale di Otranto è indispensabile non solo per recuperare le specie e gli habitat impattati dalla pesca intensiva, ma anche per un cambio di passo concreto in direzione di una pesca più sostenibile, contrastando il degrado degli ecosistemi marini. Nel 2017 l’introduzione della FRA nella Fossa di Pomo ha permesso un ampio recupero della biomassa di nasello e scampo in soli due anni.
«Il calo drastico degli stock ittici lo si deve alla pesca intensiva che con il suo impatto ha alterato profondamente gli ambienti marini – dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – Più si è nella firma della petizione e maggiori saranno le possibilità di tutelare l’Adriatico da metodi di pesca invasivi, augurandoci che sia istituita al più presto una FRA per portare benefici simili a quelli raggiunti nella Fossa di Pomo».
Oggi le attività di pesca in Adriatico – che sostiene ben il 50% della produzione ittica italiana – sono svolte con misure che non tutelano le specie vulnerabili, ma producono al contrario una riduzione progressiva delle risorse, con alcune specie in forte declino. L’Adriatico è in cima alle aree dove la pesca a strascico si pratica con maggiore intensità, nonostante sia dimora del 49% delle specie marine conosciute nel Mediterraneo. Secondo il dossier Adriatico da svelare di MedReAct e dell’Adriatic Recovery Project, negli ultimi 50 anni squali e razze sono diminuiti del 94%; specie come lo squalo angelo o il grande squalo bianco, un tempo comuni nell’intero Adriatico, sono di fatto scomparsi. Stesso trend negativo per mammiferi marini, delfini, foche, balene e tartarughe marine. Ricerche recenti rilevano che nel 2014 circa 52.000 tartarughe sono state catturate accidentalmente da pescherecci italiani, di cui 10.000 risultano morte.
«L’istituzione di riserve marine, come le FRA, rappresenta una grande opportunità di tutela dell’Adriatico, inserendosi come strumento fondamentale nella nuova strategia europea sulla biodiversità e nel suo obiettivo di tutela del 30% dei nostri mari - dichiara Domitilla Senni di MedReAct – Il nostro è un appello che rivolgiamo anche al Ministro Costa che sappiamo impegnato nella tutela del mare, con la speranza che possa promuovere l’istituzione della FRA di Otranto, quale importante contributo dell’Italia alla Conferenza della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica prevista nel 2021».