Piano paesaggistico regionale
Legambiente: «È uno strumento quanto mai innovativo in linea con tutti quei principi di sviluppo sostenibile della nostra regione ed è compatibile con le peculiarità del territorio pugliese»
«Il piano paesaggistico regionale è uno strumento quanto mai innovativo in linea con tutti quei principi di sviluppo sostenibile della nostra regione ed è compatibile con le peculiarità del territorio pugliese. Questo piano tutela i boschi e le macchie, le coste, i cordoni dunari e tutti i meravigliosi paesaggi della Puglia. Ad oggi, alla luce delle incalzanti polemiche contro l’adozione del Piano, sembra essere ancora in erba la cultura del paesaggio. Purtroppo ci si dimentica dell'importanza della tutela necessaria per assicurare uno sviluppo diverso, più sostenibile e rispettoso delle risorse ambientali e culturali. Bisogna porre fine al consumo di suolo incondizionato. Quello del Piano Paesaggistico regionale è un primato tutto pugliese e va difeso per sostenere la causa ambientale che troppo spesso rischia di passare in secondo piano.
È questo il commento di Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, in merito all’adozione del Piano paesaggistico regionale.
Secondo Legambiente si tratta di un Piano che ha il pregio di sostituire tutti quegli strumenti urbanistici obsoleti, finora a disposizione dei Comuni, che non hanno permesso di realizzare mai una vera e propria pianificazione del paesaggio.
«Ad oggi sono pochi i Comuni che hanno adeguato i loro strumenti urbanistici al Putt, ormai in vigore da 10 anni – precisa Tarantini – senza tener conto del fatto che un solo Comune pugliese ha adottato il Piano Coste. Questo prova la scarsa attenzione nei confronti dell’ambiente che, invece, con l’adozione del Piano paesaggistico regionale può essere tutelato ma soprattutto valorizzato. Tale strumento, inoltre, dà maggiori certezze anche agli stessi costruttori edili, ai progettisti e ai committenti fornendo loro delle regole precise da rispettare in tutte quelle zone sottoposte a vincoli, onde evitare di incorrere in errori di interpretazione».
E rispetto alla posizione condivisa da taluni Comuni di poter discutere del Piano senza la pressione della sua adozione Tarantini è categorico: «Si tratta di un Piano noto sin dal 2010 e a cui si è fatto spesso riferimento, come in occasione delle verifiche di perimetrazione dei vincoli. Dunque chiedere del tempo ancora oggi, e addirittura auspicare la revoca dello stesso, è quanto mai anacronistico».
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