Legambiente Puglia su ipotesi costruzione porto a Nardò
«Un’opera faraonica incompatibile con l’area marina protetta e con un territorio di pregio come quello di Nardò. Lo sviluppo socio-economico non passa per il cemento sulla costa, ma per la tutela e valorizzazione delle risorse ambientali, paesaggistiche e archeologiche»
«Le notizie apparse in questi giorni sugli organi di stampa riguardanti un grosso intervento per la realizzazione di un porto turistico nella marina di Sant’Isidoro di Nardò ci preoccupano e non poco». È perentorio il commento di Francesco Tarantini e Cosimo Giannuzzi, rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e del Circolo di Nardò, in merito alla scelta di effettuare un intervento urbanistico di questa natura in piena Area Marina Protetta di Porto Cesareo. E aggiungono: «Un intervento urbanistico così invasivo dal punto di vista ambientale è semplicemente impresentabile, è un vero e proprio delirio cementificatorio incompatibile con l’area marina protetta e con la naturale vocazione del territorio di Nardò. Stupisce peraltro che gli amministratori del Comune non colgano l’incongruenza fra le due opzioni: qualsiasi intervento, anche meno invasivo di questo, richiederebbe infatti un lungo e complicato processo di riperimetrazione dell’area marina protetta che ci auguriamo non sia negli orizzonti dell’azione amministrativa. E del resto sarebbe ben strano che dopo anni in cui il Comune di Nardò si è speso per l’ampliamento dell’area marina protetta, scontrandosi con le rigidità del comune limitrofo, oggi voglia avviare un percorso inverso».
Inoltre pare che l’iniziativa richieda una variante al Piano Regolatore Generale del Comune di Nardò al fine di consentire la realizzazione di opere a mare e a terra (strutture turistico - ricettive per circa 450 posti) per oltre 350.000 mq. Le infrastrutture dovrebbero sorgere sul demanio marittimo a pochi metri dalla battigia, mentre le opere a mare dovrebbero comprendere un molo foraneo di quasi un chilometro. Il tutto a pochi metri dalla spiaggia della rinomata località turistica salentina che di fatto, con la presenza di un porto, dovrebbe rimanere interdetta alla balneazione.
«Dispiacerebbe se a Nardò – concludono Tarantini e Giannuzzi – dovesse accadere quanto già successo in passato a Otranto, dove Legambiente ha declassato la città delle prestigiose 5 Vele proprio a causa di un progetto di porto turistico con una cospicua cubatura a terra. Oggi bocciamo senza se e senza ma un progetto così impattante. Lo sviluppo socio-economico di un territorio come quello di Nardò deve necessariamente passare attraverso la salvaguardia, tutela e valorizzazione delle risorse ambientali, naturalistiche, paesaggistiche e archeologiche, e non certo attraverso opere faraoniche in riva al mare».
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