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28 aprile, Giornata mondiale delle vittime dell’amianto

Legambiente: “Smaltimento e bonifica priorità contro il rischio amianto. Chiediamo al governo l’approvazione del Piano Nazionale Amianto già predisposto”

Giornata mondiale delle vittime dell’amianto

L’Italia ha un Piano Nazionale Amianto predisposto dal governo all’inizio del 2013 e sospeso per mancanza di copertura finanziaria. In occasione della Giornata mondiale delle vittime dell’amianto, che si celebrerà lunedì 28 aprile, Legambiente torna a chiedere al governo l’approvazione di questo piano.

Dalla conferenza nazionale sull’amianto promossa del governo a novembre 2012, dalla quale è scaturita la redazione del piano nazionale, che prende in considerazione i piani sanitario, ambientale e previdenziale, non si è più affrontato il problema in termini concreti. E purtroppo ancora nulla è stato fatto sul fronte del risanamento ambientale e dello smaltimento dei materiali contenenti amianto, dell’avvio di un’efficace sorveglianza sanitaria ed epidemiologica per gli esposti e della garanzia di risarcimento per le vittime.

“Le bonifiche vanno a rilento, il censimento non viene fatto e in tutto il Paese aumentano le discariche abusive e il rischio amianto - dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - Occorre agire subito e in modo concreto: smaltimento e bonifica devono essere le priorità per portare a zero il rischio connesso con l’esposizione alla fibra pericolosa. Sono passati 22 anni dall’entrata in vigore della legge che ha proibito l’estrazione, la lavorazione e la commercializzazione dell’amianto e siamo drammaticamente in ritardo rispetto a quello che si sarebbe potuto e dovuto fare per arginare l’emergenza sanitaria provocata dall’esposizione all’amianto”.

Sono oltre 4000 le vittime che ogni anno causa l’esposizione alla pericolosa fibra nel nostro Paese.  Le stime parlano di oltre 34.148 siti ancora da bonificare per oltre 32 milioni di tonnellate di amianto sparso in tutto il Paese. Di questi 380 sono i casi a maggior rischio. Per Legambiente è necessario avviare le bonifiche immediatamente, tanto sui grandi siti industriali inseriti nel Programma nazionale di bonifica, quanto sulle emergenze locali riguardanti la presenza di amianto in edifici e le strutture pubbliche, a partire da scuole e ospedali, e private. Occorre poi completare il censimento che ancora oggi procede a macchia di leopardo. Devono inoltre essere utilizzate al meglio tutte le opportunità oggi vigenti per la rimozione dell'amianto dai tetti e dalle altre strutture in cui ancora è presente, nonché ripristinare gli incentivi per la sostituzione delle coperture in cemento amianto con il fotovoltaico, come riportato nello stesso Piano nazionale. Si stima che un investimento di circa 20 milioni di euro (da attuare attraverso il sistema degli incentivi) consentirebbe la bonifica di oltre 10 milioni di metri quadri.

Non si può però far partire un consistente progetto di risanamento ambientale senza attuare un’adeguata pianificazione per la realizzazione di una impiantistica di trattamento e smaltimento a supporto delle operazioni di bonifica. Oggi esportiamo ancora circa il 75% dei rifiuti contenenti amianto soprattutto in Germania e Austria e questo incide molto sugli elevati costi complessivi di bonifica. Una situazione che non può assolutamente continuare.

Un ruolo importante si gioca anche a livello regionale e locale. È necessario che tutte le Regioni si adoperino per l’attuazione dei piani regionali sull’amianto, prevedendo le risorse economiche necessarie per uniformare e calmierare i costi di intervento in modo da facilitare la bonifica da parte dei Comuni e dei singoli cittadini. Particolare attenzione deve essere infine rivolta all’informazione sui rischi derivanti dall’esposizione alle fibre di amianto dovuta al deterioramento e allo smaltimento illegale delle strutture in cemento-amianto dismesse, e sul comportamento da adottare quando si ha a che fare con strutture contaminate in casa, a scuola o presso i luoghi di lavoro e i rischi per la salute connessi.

“Solo cambiando l’approccio dimostrato fino ad oggi nella lotta all’amianto – conclude Vittorio Cogliati Dezza -, in l’Italia sarà possibile quella svolta auspicabile e quanto mai necessaria anche alla luce delle evidenze sanitarie in chi lo ha purtroppo inalato. Sta al Governo centrale e alle Regioni dimostrare con atti concreti che questo è un obiettivo condiviso. Finora non è stato così.”


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