Nubifragio sul Gargano
In Puglia nel 78% dei Comuni sono presenti aree a rischio con diversa pericolosità idraulica e/o geomorfologica
Legambiente: «Ancora poche le amministrazioni che svolgono un lavoro positivo di mitigazione del rischio idrogeologico»
«Frane e alluvioni non sono una novità nel nostro Paese, ma negli ultimi anni questi eventi sono diventati sempre più frequenti. Così come sono aumentate in modo esponenziale le concentrazioni di piogge cadute al suolo. Eppure si continua ad ignorare la necessità di attuare una seria politica di mitigazione del rischio idrogeologico in un territorio reso più vulnerabile dal consumo di suolo e gestito solo attraverso interventi urgenti di riparazione piuttosto che su un’azione di prevenzione e manutenzione. In Puglia nel 78% dei Comuni sono presenti aree con diversa pericolosità idraulica e/o geomorfologica e i dati di Ecosistema Rischio 2013 confermano come sia ancora lunga la strada da percorrere per garantire la sicurezza della popolazione da frane e alluvioni. Solo il 38% dei Comuni pugliesi intervistati da Legambiente svolge un positivo lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico. Molti sono ancora quelli che hanno abitazioni e fabbricati industriali in aree a rischio ma pochissimi quelli che hanno intrapreso azioni di delocalizzazione per tutelare il territorio e ridurre i pericoli a cui sono esposti i cittadini. Per quanto riguarda, invece, l’organizzazione del sistema locale di protezione civile, dal dossier emerge che solo pochi Comuni aggiornano il piano d’emergenza, organizzano attività d’informazione ai cittadini e realizzano esercitazioni. Un ritardo particolarmente rilevante visto che i piani d’emergenza, per essere realmente efficaci, devono essere aggiornati e conosciuti dalla popolazione».
È questo il duro commento del presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini, in seguito al nubifragio che si è abbattuto sul Gargano provocando ingenti danni soprattutto nel Comune di San Marco in Lamis.
A dare conto dei numeri vi è Ecosistema Rischio 2013, il dossier annuale di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile che monitora le attività per la mitigazione del rischio idrogeologico di oltre 1.500 amministrazioni comunali italiane tra quelle in cui sono presenti zone esposte a maggiore pericolo. In Puglia solo 43 amministrazioni comunali hanno risposto al questionario di Ecosistema Rischio, circa il 22% dei Comuni a rischio della regione.
Nel 67% dei Comuni pugliesi intervistati sono presenti abitazioni in aree a rischio idrogeologico, nel 36% interi quartieri, nel 47% fabbricati industriali e nel 22% strutture commerciali e/o ricettive.
Soltanto il 6% dei Comuni ha intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e appena nel 3% dei casi si è provveduto a delocalizzare insediamenti o fabbricati industriali. Le delocalizzazioni delle strutture presenti nelle aree esposte a maggiore pericolo e gli abbattimenti dei fabbricati abusivi rappresentano una delle principali azioni per rendere sicuro il territorio. La metà dei Comuni ha dichiarato di svolgere regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle opere di difesa idraulica.
Il 69% dei Comuni ha recepito nel piano urbanistico le perimetrazioni contenute nel Piano per l’Assetto Idrogeologico al fine di stabilire i vincoli all’edificazione delle zone a rischio.
Migliore è la situazione per quanto riguarda l’organizzazione del sistema locale di protezione civile, fondamentale per salvare la popolazione ad evento già in corso. L’86% dei Comuni si è dotato di un piano d’emergenza ma solo il 39% lo ha aggiornato negli ultimi due anni. Mentre pochi sono ancora i Comuni che organizzano le attività informative e le esercitazioni, fondamentali visto che i piani d’emergenza, per essere realmente efficaci, devono essere conosciuti dalla popolazione.
«Le amministrazioni comunali – ha aggiunto Tarantini – possono intervenire per contrastare il rischio idrogeologico attraverso le attività ordinarie legate alle gestione del territorio, quali la pianificazione urbanistica, gli interventi di delocalizzazione di abitazioni e di altri fabbricati dalle aree a rischio, la manutenzione delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere idrauliche, ma anche attraverso la redazione dei piani di emergenza nonché attraverso l’organizzazione locale di protezione civile, al fine di garantire soccorsi tempestivi ed efficaci in caso di alluvione o frana».
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