Bonifica del SIN di Taranto

Ex Ilva di Taranto

Legambiente tuona contro il Governo italiano: “La decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico deve andare di pari passo col risanamento ambientale dei siti inquinati”.

Si nomini subito il nuovo Commissario Straordinario per le bonifiche del SIN di Taranto e si imprima una decisa accelerazione alla bonifica del territorio.

 

La vicenda dell'ex Ilva di Taranto sembra gestita come il gioco delle tre carte in cui un ciarlatano da fiera truffa ingenui passanti con un gioco in cui il banco vince sempre. Peccato che in questo caso il banco sarebbe lo Stato italiano che, di fatto, gestisce lo stabilimento ex Ilva insieme alla multinazionale anglo-indiana Arcelor Mittal e dovrebbe, attraverso commissari governativi, gestire anche le bonifiche interne ed esterne allo stabilimento.

Il gioco delle tre carte è quello in cui il ciarlatano sposta abilmente le carte cambiandole velocemente di posto per dare l'illusione ai partecipanti di poter vincere mentre fa in modo, viceversa, di far vincere sempre le carte in suo possesso.

Le carte in gioco sono i 450 milioni rivenienti dal sequestro effettuato dal tribunale di Milano nei confronti dei Riva e destinati alle bonifiche delle aree ex Ilva, che col decreto milleproroghe verrebbero “spostati” sui lavori di adeguamento ambientale e sanitario dello stabilimento.

“Va immediatamente stralciato dal decreto milleproroghe l’inaccettabile spostamento delle risorse dedicate alle bonifiche – hanno affermato con fermezza Stefano Ciafani, presidenze nazionale di Legambiente, Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto-, perché la decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico deve andare di pari passo col risanamento ambientale dei siti inquinati”.

Sono le bonifiche del Sito di interesse Nazionale di Taranto e, in particolare del Mar Piccolo, che continuano a non vedere l’inizio nonostante le decine di milioni di euro già stanziati a tale scopo, con un Commissario straordinario alle bonifiche di Taranto che a tre mesi dal termine del suo mandato non è stato ancora sostituito.

Altrettanto incomprensibile è la richiesta, rivolta dal Ministero della transizione ecologica - che paradosso che abbia questo nome – al Ministero della Salute, di rivedere i parametri epidemiologici con i quali Arpa Puglia, Aress Puglia e Asl Taranto hanno effettuato la valutazione di impatto sanitario relativa ad una produzione dello stabilimento siderurgico ex Ilva pari a 6 milioni di tonnellate annue di acciaio, evidenziando la presenza, in tale scenario, di rischi inaccettabili per la salute.

“Ancora una volta viene anteposto il profitto all’indispensabile risanamento ambientale della città di Taranto attraverso le bonifiche ed alle esigenze di garantire la salute dei cittadini e dei lavoratori dello stabilimento siderurgico – sottolineano Ciafani, Ronzulli e Franco - . Con queste politiche le bonifiche continueranno a “rimanere al palo” e la speranza che in futuro lo stabilimento siderurgico possa produrre senza creare danni alla salute è destinata a restare lettera morta”.

Legambiente chiede con urgenza al Governo di tornare a dedicare al risanamento ambientale ed alla tutela della salute degli abitanti di Taranto l’attenzione dovuta ad una città che continua a contare i morti causati da anni di inquinamento fuori controllo.

Si nomini subito, senza ulteriore indugio, il nuovo Commissario Straordinario per le bonifiche del SIN di Taranto e si imprima, finalmente, una decisa accelerazione alla bonifica del territorio e, in particolare, del Mar Piccolo, utilizzando da subito le risorse già stanziate e disponibili. Si cancellino le norme inserite nel decreto milleproroghe e si faccia trasparenza sulla gestione delle ingenti risorse rivenienti dalla famiglia Riva, sia in ordine alle somme già spese che a quelle impegnate, rendendo noto il cronoprogramma relativo alle bonifiche delle aree gestite dai commissari di Ilva in a.s.

Il Ministero della transizione ecologica respinga al mittente l’assurda richiesta di Acciaierie d’Italia di “annacquare” l’A.I.A. in vigore riducendo i tempi di distillazione del coke e, piuttosto, agisca in modo da concluderne nel più breve tempo possibile il riesame, proprio sulla scorta della Valutazione del Danno Sanitario in suo possesso.

Senza prima tutto questo le promesse di decarbonizzazione e l’evocazione di scenari in cui l’acciaieria sarà convertita ad idrogeno, sono soltanto parole. Parole su cui queste vicende gettano un’ombra sinistra, quella di un’ennesima, criminale presa in giro.