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Legambiente su operazione Araba Fenice

stabilimento Ilva

'Si verifichi l’eventuale presenza delle condizioni per l’applicazione della nuova Legge sugli ecoreati.

In caso di procedimento penale formalizzato ci costituiremo parte civile'

“È sconcertante apprendere che tre poli industriali pugliesi riconducibili a Enel, Cementir e Ilva siano al centro di un traffico illecito di rifiuti. Oltre 30 anni fa le nostre denunce portarono al blocco dello smaltimento delle ceneri della centrale Brindisi Nord in una discarica della Contrada Brindisina "Formica" e, quindi, del trasporto verso discariche venete e campane. In seguito, pur approfittando delle “maglie larghe” offerte dalla nuova classificazione delle ceneri quale rifiuto speciale, malgrado le concentrazioni di metalli pesanti e cancerogeni come nichel e vanadio, Enel più volte è stata “attenzionata” dalle autorità giudiziarie e la stessa Cementir ha ricevuto “eguali attenzioni” per la miscelazione di cemento e ceneri, fino al provvedimento giudiziario del 2011. Per quanto Enel sostenga che ad essere interessato sia solo un processo produttivo secondario, siamo di fronte, invece, alla sistematica ripetizione di comportamenti sulla cui gravità l’autorità giudiziaria è già intervenuta, giungendo oggi anche al sequestro cautelare di beni mobili e immobili, a fronte dei gravissimi danni connessi”. Commentano così Francesco Tarantini e Nicola Anelli, rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e del circolo Legambiente di Brindisi, l’operazione “Araba Fenice” della Guardia di Finanza di Taranto che ha portato al sequestro giudiziario della centrale Enel Federico II di Cerano a Tuturano, della Cementir Italia spa di Taranto, e dei parchi loppa d’altoforno dell’Ilva di Taranto.

Legambiente, nell'esprimere pieno apprezzamento per l'operazione, chiede di verificare se vi siano le condizioni per l’applicazione della nuova legge sugli Ecoreati e annuncia che, in caso di procedimento penale formalizzato, si costituirà parte civile.