Fonti fossili
Sono i combustibili derivanti dalla trasformazione di sostanza organica in forme molecolari via via più stabili e ricche di carbonio. Costituiscono, in pratica, l’accumulo sotterraneo di energia solare, direttamente raccolta nella biosfera nel corso di migliaia di anni dai vegetali tramite la fotosintesi clorofilliana e dagli organismi animali tramite la catena alimentare. Rientrano in questa categoria: petrolio, carbone e gas naturale. Grazie alle loro caratteristiche sono ancora oggi la principale fonte energetica sfruttata dall’uomo: un alto rapporto energia/volume, facilità nel trasporto e nello stoccaggio. Ma portano con sè anche notevoli svantaggi, sempre più rilevanti col passare del tempo: sono inquinanti, provocano un incremento di CO2 in atmosfera, non sono rinnovabili....
L’utilizzo dei combustibili fossili come principale risorsa energetica ha avuto un boom nel corso del Novecento, in particolare nella seconda metà. Oggi provvedono all’85% del fabbisogno energetico mondiale: il petrolio per il 40%, il carbone per il 26, il gas naturale per il 23. Un ulteriore 7% è ricavato dall’energia nucleare, che non è un combustibile fossile ma come fornitore di energia fa a pieno titolo parte delle risorse naturali limitate.
In attesa del boom delle rinnovabili, il nostro Paese è fortemente dipendente dall’estero, con una bolletta energetica annuale da 50 miliardi di euro. Consumiamo circa 112 milioni di tonnellate l’anno di petrolio, il 42% del nostro fabbisogno. La Russia è uno dei più importanti fornitori di oro nero con una percentuale del 21%, il resto giunge da Libia, Arabia Saudita, Iran e altri Paesi del Golfo. In grande crescita è il gas (anche qui è Mosca a fare la parte del leone, insieme all’Algeria), che oggi soddisfa il 37% del nostro fabbisogno. Al carbone ‘resta’ circa l’8%.